venerdì 19 novembre 2010

Curzi - Respiri, sospiri e altre abrasioni

Recensione di “Respiri Sospiri e altre abrasioni” di Daniela Bruni Curzi




Di fronte a una schiera di poeti (o presunti tali, dipende dai punti di vista) che prestano sempre meno attenzione alla forma della parola scritta, che danno la massima importanza al “dire” e la minima al “come lo dicono”, ve ne sono alcuni che – invece – al contrario pongono molta attenzione anche al mezzo di espressione in sé.

Daniela Bruni Curzi è tra questi autori. La sua scrittura trasmette innanzitutto un’estrema cura del vocabolo usato, un’attenzione particolare al suono che esso ci rimanda. Un’attenzione rivolta anche alla costruzione del verso. Va letta lentamente, questa poesia, e possibilmente a voce alta, per poterne apprezzare al meglio la densità corposa che a tratti è quasi possibile toccare, in un certo senso. Ci sono autori che vivono questa tendenza come forzatura, e prima o poi la loro creatività muore perché si ripiega su se stessa. E’ un pericolo sempre presente, questo, per chi sceglie di curare consapevolmente anche la forma. Daniela lo evita con efficacia e bravura, e il motivo principale di questa riuscita credo sia da ricercare in un mondo interiore particolarmente ricco che preme per uscire alla luce del sole.

“Respiri Sospiri e altre abrasioni” spesso evoca mutamenti dolorosi che vediamo scorrere davanti agli occhi, grazie all’ampiezza delle parole che si snodano per descriverli: uno “svolgersi” legato – nella maggior parte dei componimenti – al passato, e così il lettore viene coinvolto in un doppio percorso: dal presente al passato e “durante il passato”. E più il lettore è attento, più si fa netta in lui la sensazione di camminare, di spostarsi all’interno di paesaggi vividi. E’ davvero una particolare esperienza di immersione, questa, ed è una sensazione che può regalarci solo una scrittura energica e molto ben disegnata.

Credo che il regalo più grande di Daniela Bruni Curzi sia proprio questo: la percezione di una poesia ben scritta, il piacere della lettura che non può che essere tale. Non basta tirar fuori i propri sentimenti perché si possa parlare già di arte; è anche e soprattutto la forma a sancire, in un certo senso, che valga la pena farlo, perché senza condivisione efficace e proficua il “tirar fuori” ha ben poco valore, a mio parere. Grazie a Daniela, quindi, per l’autenticità della sua arte.





Francesco Sicilia

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