venerdì 15 aprile 2011

de Sangro - Il capriccio della Dea


Riccardo de Sangro
Il capriccio della Dea
(Edizioni Guida)



Molte considerazioni andrebbero fatte per inquadrare al meglio un’opera sicuramente complessa qual è “Il capriccio della Dea”.
Credo che sia innanzitutto da sottolineare una particolare capacità dell’autore: il romanzo svolge davanti ai nostri occhi una saga familiare che, come tale, è narrazione dall’ampio respiro, impegnativa nei temi e nei tempi proposti, ma chi scrive è molto abile nell’evidenziare gli argomenti trattati immergendoli nella quotidianità dei protagonisti. Attraverso i turbamenti, i dubbi, i gesti coraggiosi, attraverso i conflitti e le prese di coscienza, si fa strada pagina dopo pagina la particolare visione di una società che – con i suoi, forse inevitabili, almeno a questo livello di coscienza, condizionamenti – soffoca sentimenti e pulsioni ritenuti minacciosi dell’ordine precostituito.
I cinquantacinque brevi capitoli chiedono e meritano un’attenzione particolare, da parte del lettore. Si viaggia attraverso vari secoli e varie generazioni delle famiglie protagoniste, in un excursus che si sofferma – e lo fa in modo particolarmente efficace –  quando ci sono da sottolineare i danni a volte addirittura devastanti dovuti a un perbenismo di facciata che si nutre di vergogne e di illusioni.
Riccardo de Sangro è particolarmente sensibile e ricettivo, in questa direzione, capace com’è di smontare anche solide impalcature mentali in un certo senso “non sospette”. È così, ad esempio, quando il passaggio da una generazione all’altra fa rendere conto che soddisfare le richieste consce e inconsce dei genitori è qualcosa di molto negativo e distruttivo, perché in questo modo si dà per scontato qualcosa che non lo è affatto: è sana la “rottura”, da una generazione all’altra, non la proiezione di aspettative che prima o poi non possono che essere deluse.
Trovo molta banalità nella narrativa contemporanea dovuta, tra l’altro, al fatto che gli argomenti generali di cui si vuol trattare troppo spesso non vengono proposti, manifestati nella quotidianità dei protagonisti, ma restano legati ad una voce narrante che li cala dall’alto, cosicché quasi inevitabilmente chi legge ha la percezione di qualcosa di avulso dal contesto. Una delle abilità alle quali il narratore è chiamato è proprio quella di saper mostrare il generale attraverso il particolare, e in molti casi questa capacità non c’è. Riccardo de Sangro la possiede, e ad essa unisce uno sguardo d’insieme particolarmente ampio, che gli consente di tessere fili sottili e solidi attraverso centinaia di anni e di eventi piccoli e grandi.
“Il capriccio della Dea” non è un libro da sfogliare e leggere in ritagli di tempo rubati a qualche impegno, perché richiede un’attenzione viva, sollecita. Sa però compensare il lettore attento regalandogli un’infinità di sfumature e di spunti sui quali riflettere. La scelta portata avanti dall’autore, quindi, è stata quella di affrontare con l’efficacia della parola scritta una serie di temi che travalicano le singole esistenze e riguardano l’intera società. Scelta certamente non facile, una prova resa ancora più difficile dall’intenzione di affrontare i temi attraverso la particolare efficacia – ma anche la particolare difficoltà – della narrativa. 
Riccardo de Sangro c’è riuscito al meglio, il risultato complessivo è particolarmente godibile. Si chiude l’ultima pagina con la netta sensazione di una maggiore consapevolezza interiore acquistata grazie all’arte della parola scritta.
L’arte può stimolare, educare, far riflettere in modo costruttivo e non superficiale, ma perché ciò accada c’è bisogno di opere scritte con autentica cura e bravura. Questo romanzo è figlio di prese di coscienza maturate grazie ad una visione generale della vita davvero allargata, perché capace di liberarsi di tanta inutile zavorra mentale ed emozionale. Ogni nuova consapevolezza ha un prezzo da pagare, tanto più alto quanto più la consapevolezza è profonda. Con quest’opera, al lettore attento e partecipe si apre il frutto prezioso di una profonda presa di coscienza. Sta a lui scegliere di “approfittarne”.

Francesco Sicilia    

Contatto dell'autore: ricdes@tiscali.it 


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