martedì 23 aprile 2013

Recensione di Giulia Stefanini a «Poesie Scelte» di Tommaso Mondelli




I sogni ci sorprendono ogni volta, lasciano qualcosa dentro noi, che sia sorpresa, gioia o paura.  Alle prime luci dell’alba il sogno scivola via ma lascia sempre un velo d’illusione posato davanti ai nostri occhi.
La poesia con cui Tommaso Mondelli sceglie di aprire la sua raccolta ‘Poesie Scelte’ è un insieme di sogni, realtà, risveglio e tepore nel ricordare che all’alba si lascia un mondo per bussare alla porta di un altro.
E questo mondo è quello delle piccole cose, proprio quelle che dovrebbero avere più importanza nella nostra mente e incorniciate con raggi di sole.
Rimanere rinchiusi in una cantina, come Mondelli sconsiglia in ‘La campagna’, non è da vedere come un restare dentro quattro mura domestiche, ma a mio avviso è il non dare spazio a ciò che è piccolo ma onnipresente.
C’è sempre quel qualcosa che si dà per scontato, come il sole, l’aria, l’acqua, e non si vede come essenziale perché si spoglia da quelle caratteristiche che lo rendono unico al mondo.
Se si dà per scontato il tutto, poi quel che resta è solo un pianto:

‘… Se non torni a vedere le stelle
pur nella tenue luce che danno
nella speranza sia salva la pelle
nel buio certo, questo malanno...

(cit. ‘Il pianto’)


Ciò che accomuna le varie poesie di questo grande poeta è la musicalità che grazie ai versi e alle rime scelte si diffonde nell’aria alla loro lettura.
L’armonia che contengono deriva anche dai temi trattati che non sono lontani da noi, ma ci toccano da vicino e nel profondo.
L’ispirazione di Mondelli dà luce a strofe affascinanti partendo da elementi come il tempo, una zanzara, un viaggio, il perdono che non è quasi mai semplice da creare e ottenere.
Osservare il nuovo giorno dopo un rosso tramonto non è cosa da poco, a un attento osservatore farà venire in mente poesie e dolci verità.
Il sole che rinasce è simbolo di ottimismo, di un ciclo che si ripete ogni mattina e fa nascere il sorriso:

‘… Se risorge il dì dopo ‘l tramonto
si risorge ancor dopo una caduta …’

(cit. ‘La caduta’)

Non si deve mai abbandonare la speranza, se la si lascia sfiorire e la si guarda perdere petalo dopo petalo come un fiore in inverno, senza curarla, cambiarle la terra o darle dolce acqua, non è colpa sua se diventa morente.
In realtà per fiorire ancora, la speranza non necessita di molto, di un sorriso sì e anche di essere lasciata inseguire il sole, un po’ come un girasole:

‘… Mostra faccia a sole che vuole
tutto il giorno come d’incanto
da mattino a tramonto di sedei
il gira il collo senza tormento …’

(cit. ‘Il girasole’)

‘… Gira il collo senza tormento…’ perché quel che poi si ottiene nel guardare le cose con fiducia e con gli occhi di un bambino, a volte anche ingenui ma sempre cristallini, è il vedere tutto come nuovo e diverso anche se si parla di cose concrete.
Solo così però si riesce a far poesia, ma non una qualsiasi, quella che ti scalda il cuore e ti fa compagnia.
Questo, Tommaso Mondelli è riuscito a compiere nelle sue poesie, e dopo la lettura ci si rende conto che non è tempo perso ma solo guadagnato.

Giulia Stefanini


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