venerdì 5 luglio 2013

I RACCONTI DI VENER dì - Oscar Esile



Il sapere non fa cultura

Il sapere e la conoscenza non fanno cultura o sapienza, è questo il nostro problema principale, in quanto ci accontentiamo di informazioni, ma non di approfondire. Ci associamo a categorie circoscritte dove tutti la pensano allo stesso modo, e ci facciamo forza di essere un gruppo senza sentirne la necessità del confronto, della discussione e coinvolgimento. Seppure la conoscenza sia divulgata come non mai nella nostra civiltà, ci si rende sempre più facilmente manovrabili e vulnerabili. Siamo sempre più allo sbando nella ricerca di soluzioni preconfezionate, senza coinvolgimento attivo.
Purtroppo anche negli ambiti dove vi troviamo collocamento non vi è possibilità di scambio di opinioni e devi essere disposto ad accettare quanto imposto dall'alto, e se non ti aggrada, non hai altro che cercarti altra collocazione. Oppure l'alternativa è quella di fare gruppo con te stesso, e questo è ormai la tattica più gettonata: andiamo a spigolare qua e là alla ricerca del “Sapere fai da Te”, dove non ci sia bisogno della verifica.
In questo modo andiamo sempre più verso l'incomunicabilità, seppure con tutto il bagaglio che ognuno ha, ma che vorremmo che fosse accettato dagli altri senza confronto, e poco importa se rifiutato, che è già per molti sinonimo di vittoria, sapere di essere in possesso di un sapere che mette a disagio gli altri. Questo nostro comportamento viene proiettato in tutti i nostri ambiti, sperimentato con la televisione dove ci basta un telecomando per tacciare, e rivolgersi a ciò che più ci aggrada, senza impegnarvi il cervello.
Quello che ci manca è il coinvolgimento, la possibilità del confronto diretto, unica strada per adeguarsi, e fare coincidere le conoscenze ad una nuova alternativa condivisa che formi “Cultura”. Ciò che ci caratterizza è il desiderio di volersi distinguere dagli altri, come se perdessimo potere nel metterci a confronto, seppur sapendo che spesso accettare di cambiare opinione ne avremmo vantaggi. Tutte le istituzioni sono chiuse senza necessità del coinvolgimento anche tra gli adepti, che devono solo sottostare alle direttive, le quali essendo e tenendosi separate dalla base, ad accogliere eventuali sentori di malcontento, o di disagio, preferiscono perdere estimatori che cercare di capirne i problemi.
Se sei parte di un club, tifoso di una squadra, devi accettare senza fare commenti di come viene condotta, o ti costringono a cambiare club. Se critichi un’istituzione politica, è più facile che ti formi un tuo movimento politico che farti ascoltare. Allo stesso modo se fai parte di un’istituzione religiosa, ti è più facile costruire un nuovo movimento, una nuova corrente. Magari ti lasciano in pace ma senza colloquiare, dove ognuno mantiene le proprie posizioni senza mai coinvolgersi il proprio cervello.
In campo sportivo, soprattutto nel mondo del calcio, nonostante gli scandali che dovrebbero allontanare i tifosi messi davanti alle evidenze, di compravendita di partite, ed il marcio di certe organizzazioni, la fedeltà perdura nonostante le evidenze. Siamo sempre pronti a giustificare ogni obbrobrio, in nome del detto "Chi è senza peccato scagli la prima pietra", seppure tutte le istituzioni professino che il peccato ci sia stato tolto col Sacrificio del Cristo.
PER GUADAGNARCI UNA VITA NELL'ALDILÀ NON CI E' RICHIESTO ALCUN NOSTRO INTERVENTO, CI È CHIESTO DI RINUNCIARE AD ESSERE PROTAGONISTI NELL'UNICA NOSTRA ESISTENZA!


Il nuovo saggio di Oscar Esile è dedicato alle profonde differenze esistenti tra sapere e cultura, tra “accumulo di informazioni” e vera conoscenza. In anni di perenne “bombardamento mediatico” non è facile distinguere l’essenziale dal superfluo, di conseguenza è facile auto-convincersi di possedere una sapienza che, in realtà, non è che una sommatoria di nozioni frutto solo di una buona memoria.
Oscar Esile mette in guardia anche da un pericolo ancora maggiore: la forte tentazione di evitare l’incontro e il confronto con l’Altro, che troppo spesso viene visto semplicemente come qualcuno da convincere dell’assoluta bontà delle proprie tesi. Solo dal confronto sincero e genuino, invece, e questo saggio lo sottolinea con forza ed efficacia, ci si può liberare da posizioni consolidate nell’immobilismo e proprio per questo motivo inutili e sterili.
Lasciarsi coinvolgere è essenziale, per una crescita non più attenta alla “quantità” ma alla “qualità”.

Dello stesso autore: Come cambiare il mondo

Per contattare l’autore:  eliseo.pezzi@tin.it


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1 commento:

  1. Anche in questo saggio si evidenzia la castrazione che ognuno opera in se stesso, per incapacità del confronto che porterebbe ad aprirci alle esigenze che ognuno deve soddisfare, per migliorare la propria esistenza, sapendo che ognuno ha bisogno di comprensione. Mentre cerchiamo in tutti i modi di sfruttare gli altri, non rendendoci conto che sfruttiamo noi stessi.

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