venerdì 19 settembre 2014

I RACCONTI DI VENER dì - Elisabetta Mattioli



Giacomo e l’orsacchiotto

Giacomo era un bambino molto viziato; nella sua camera si trovavano numerosi giocattoli, la maggior parte costava molto, mentre alcuni provenivano da paesi lontani, glieli portava suo padre che lavorava per un’azienda importante e, a causa della professione, era costretto a rimanere lontano dalla famiglia per lunghi periodi.
Il giorno del suo undicesimo compleanno, il piccolo Giacomo ricevette in regalo un bellissimo orsacchiotto: sulla confezione compariva il disegno di una foglia d’acero, quell’immagine gli fece capire che il pacco aveva affrontato un lungo viaggio prima di giungere a lui, e la nazione di provenienza poteva essere solo il Canada, dove si trovava il padre.
All’interno del pacchetto notò la presenza di un biglietto con scritto :
“Tanti Auguri, Giacomo, ti voglio bene “.
E subito dopo questa frase c’era la firma del padre rigorosamente scritta a mano, con la penna in china nera.
“Edoardo Sartorelli”
Si trattava della calligrafia paterna; per motivi lavorativi, non era potuto tornare a casa e portarglielo personalmente.
Giacomo si sentì invaso da un’improvvisa felicità, aveva ricevuto il suo regalo. In un primo momento ne fu entusiasta e giocava spesso con l’orsacchiotto.
Qualche sera, la mamma gli concedeva di portarselo a dormire; nel suo immaginario abbracciare l’animale, equivaleva ad avere il padre accanto a sé. Quando andavano a trovarlo gli amici, fingeva che il peluche fosse esattamente come loro e potesse tirare i calci al pallone.
Giacomo era molto carismatico, e gli amici stavano sempre al giocoma era abbastanza inquieto e si annoiava spesso. Trascorso un breve periodo, la sua attenzione cadde su altri svaghi e alla fine mise l’orsacchiotto, neanche assieme agli altri giocattoli, ma lo gettò come fosse uno straccio vecchio e inutile, in una soffitta impolverata.
Povero, piccolo orsacchiotto… era stato lasciato solo in quel luogo lugubre, immerso nello sporco e preda di orribili ragni; il suo bel gilet azzurro a scacchi aveva cambiato colore, i pantaloni grigi si erano strappati, infine la cravatta poteva essere solo un lontano ricordo dei meravigliosi tempi, di quando era il balocco preferito da Giacomo e il protagonista nei giochi, con gli altri bambini.
Si sentiva affranto, tradito dal viziato padroncino, aspettava solo la sua fine, ormai era la preda golosa degli insetti e dei topi.
“La vita insegna a non perdere mai la speranza, quando sembra tutto perduto, capita un evento piacevole e inaspettato”.
Un giorno, quando era al colmo della sofferenza, il peluche sentì alcuni passi a lui conosciuti, uniti a una bella voce femminile, si trattava di una signora… il cuore del orsacchiotto sobbalzò! Poteva essere la mamma di Giacomo.
“Per quale motivo era salita in soffitta?”
La donna si avvicinò a lui, lo riconobbe subito, intenerita lo prese fra le braccia, portandolo via con sé; con pazienza e amore, lo fece lavare usando un sapone profumato alla rosa, gli cambiò il vestito, mettendo una cravatta di un bel rosso acceso. L’orsacchiotto era molto felice, si sentì rinato. La mamma di Giacomo non raccontò nulla al figlio, ne parlò solo al telefono con il marito. Il bimbo ascoltò la conversazione e interpretò che, se non avesse trattato bene il peluche, suo padre sarebbe rimasto per sempre a vivere in Canada e non l’avrebbe visto mai più.
A quel punto corse trafelato in soffitta, cercò disperatamente il giocattolo, non trovandolo, si mise a piangere. Le grida strazianti furono sentite dalla mamma, intuendo a chi potessero appartenere, la donna salì le scale e raggiunse subito il bambino: quando vide Giacomo con gli occhi rossi come un coniglio, capì immediatamente la situazione. Il bimbo fra le lacrime confessò tutto alla mamma, affermando di essersi pentito, ma non trovava più l’orsacchiotto.
“Come si comportò la mamma di Giacomo?”
Per un attimo tenne il segreto, voleva che il figlio imparasse la lezione e che trattasse bene i giocattoli, era stato troppo viziato, ma a suo avviso, da quell’esperienza avrebbe finalmente imparato a comportarsi in maniera diversa.
Dopo aver versato tutte le sue lacrime, Giacomo se ne tornò disperato nella sua camera.
La mamma lo raggiunse, se lo strinse, baciandolo con tenerezza, infine… prese dal nascondiglio l’orsacchiotto, confessando al figlio che il padre sarebbe tornato dal lavoro il giorno seguente e che l’aveva perdonato, per il brutto gesto commesso. A quel punto il bimbo mostrò alla madre un sorriso radioso, si lanciò verso di lei, cercando di stringerla con tutta l’energia del suo corpo, e le giurò che avrebbe cambiato il comportamento a cominciare da quella stessa sera.
“Secondo voi, il piccolo Giacomo mantenne la promessa fatta alla mamma?”
Il bimbo imparò la lezione. Quando si diplomò, seguì le orme del padre e andò a studiare all’estero, portando con sé l’amato orsacchiotto.
Giacomo si laureò con il massimo dei voti, diventando il miglior zoologo italiano in Canada, e studiò gli orsi per il resto della vita.

Elisabetta Mattioli ci dona una nuova, bella favola moderna immersa nella contemporaneità, a dimostrazione che i sentimenti, i valori, le pulsioni che ci guidano, non cambiano nel tempo, ciò che cambia è solo la superficie delle cose.
Il protagonista principale, che fa da filo conduttore della storia, è un orsacchiotto di peluche tutt’altro che inanimato, inerte.
Elisabetta Mattioli è scrittrice che possiede un tocco particolare, una scrittura d’ampio respiro che mostra al lettore l’essenzialità della vita, i guizzi al cuore e le lezioni (piccole e grandi) suggerite dalla saggezza dell’esperienza. Ogni suo racconto è tesoro preziosoda leggere e condividere.

Per contattare l’autrice:  elyamatty@gmail.com

Della stessa autrice: Il Re Gelo

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