Pozzanghere
Non cerco di evitare, non credo almeno
la pozzanghera trapunta di pioggia
che ho dinnanzi
ma, di certo, non cerco di incontrarvi i
miei occhi.
So
che l'immagine si addolcirebbe
nell'indefinito delle onde dei cerchi
concentrici
ma non mi basta.
Preferirei che le gocce raggiungessero
il fondo
a sollevare la polvere che copre i sassi
al fondo:
quell'inatteso movimento
potrebbe regalarmi una meraviglia nuova.
L'accadere delle gocce
può salvarmi
o lasciarmi sola.
Senza nemmeno un avviso
si sottrarrebbero
sottili e sempre più rade.
Sarebbe un raggio a presentarsi
Forse a farmi capire che il passo è
necessario
Forse a farmi capire che
nascosto tra le onde e la polvere
tra lo sguardo e le lettere delle parole
c'è un io che ti sovviene innanzi.
Il cuore della
poesia di Daniela Freggiaro pulsa
nutrito da una particolare intimità, da un “quid” che sembra quasi sfuggente e
che invece è ben presente. Le sue poesie comunicano al lettore, tra le altre,
una sensazione che potremmo definire “di attraversamento”: è un viaggio che
percorre una particolare sensibilità, non chiusa in sé ma al contrario
attentissima ai fenomeni naturali.
Anche in “Pozzanghere” Daniela Freggiaro esprime tutta la
forza di un componimento particolarmente equilibrato, delicato, nel quale ogni
espressione è stata scelta con cura e si lega alla precedente e alla successiva
con una bravura che trasmette ancor di più il “senso del viaggio” interiore.
Della stessa autrice: Ondeggi
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