mercoledì 4 marzo 2015

La pittura di Andrea Guida a L'ArgoLibro

Rassegna 
A Testa Alta
Venerdì 6 Marzo 2015 ore 18:30
Visioni Interiori
La pittura di Andrea Guida


Appuntamento presso la 
Libreria L'ArgoLibro
Viale Lazio, 16
(zona sud, adiac. Via Salvo D'Acquisto,
nei pressi del Centro per l'Impiego)
Agropoli (SA)
Infoline 3395876415


Un giudizio di Alfonso Gatto
Questo originale e solitario pittore del Cilento vive nel tempo e fuori dal tempo con un’immobilità perfetta, si potrebbe dire religiosa, di osservatore e di memorialista.
Del tempo, più che le notizie e la storia credo abbia il sentimento,che è proprio dei poeti: della cronaca, che è tutta portata via dalla sua ansia di passare, egli raccoglie e ferma l’evento che dia dell’uomo, della sua famiglia d’erbe e di animali, un’immagine durevole e riavvicinata alle altre memorie che ne tramandano le effigi e il silenzio, più che la parola.
Vivendo e lavorando in due grandi città morte che vivono rivelandosi ogni giorno all’indagine e all’occhio degli scopritori, prima Paestum, poi nell’Elea di Zenone, a pochi chilometri da Marina d’Ascea, dove è nato, il pittore Andrea Guida vi ha trovato radici, più che suggestioni e soggezioni culturali: il rispetto dell’ “antico”, semmai, era all’altezza dei pensieri che andava facendo sull’uomo e sulla condizione contadina, tra la vita e la morte.
Nel vivo delle colorazioni, nella primordialità caratterizzante del segno, sempre vincente, sempre preminente nella sua disputa visionaria, Guida realizzava già dai primi esempi una pittura povera, la cui ricchezza era tutta interiore, meditativa, riassunta in una semplificazione espressionistica quanto accusatrice.
E tutto questo fuori da ogni impegno ideologico e dagli innegabili aiuti indicativi che la polemica dà semmai con la meraviglia che può suggerire la scoperta di una cultura e di un’arte interessate ai vivi più che ai morti, al non-sapere più che al sapere.
Credo che le qualità riconosciute ad Andrea Guida da altri critici (da Russoli a Morini a Bovi) sono tutte confermate e a oltranza.
Torno alle mie affermazioni iniziali: questo originale e solitario pittore del Cilento è riuscito a dare nel tempo, più che le notizie e la storia, quel sentimento di durata, di addolorata stupefazione, propria dei poeti che osservano religiosamente i fatti della vita e della memoria, la realtà e l’irrealtà insieme di un umano paese contadino.
Sono quadri che fissano gli occhi, che non ci lasciano passare invano.
Dobbiamo fermarci a vederli, forse ad ascoltarli...  Anche il silenzio parla, e accusa.


(Alfonso Gatto)

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