lunedì 27 aprile 2015

“Canto a due voci”: un vivace incontro lungo il viaggio della poesia



È un canto armonioso, brioso e franco, quello intonato a due voci dai poeti Danila Oppio e Tommaso Mondelli in questa nuova pubblicazione de L’ArgoLibro.
Un canto che, a tratti, si eleva anche in qualche assolo d’intima e struggente intensità. Due voci che, sulla base delle rispettive sensibilità, esperienza e visione del mondo, ci parlano della vita, ora in rime e quartine impeccabili nel caso di Tommaso, ora in strofe libere e assonanti nel caso di Danila; non mancano però, sia per l’uno che per l’altra, novità e “azzardi” poetici che li portano a sperimentare stili diversi da quelli che sono loro propri.
Del resto, la poesia, e la scrittura in generale, altro non può essere che curiosità e rinnovamento. E - perché no? – anche viaggio incessante, dentro se stessi e nel contempo verso gli altri: un meraviglioso andare senza punti di arrivo troppo scontati, ma scandito principalmente da rinnovate partenze.
“Canto a due voci”, come giustamente sottolinea Francesco Sicilia nella sua bella introduzione alla silloge, per chi ama la poesia è una lettura piacevole e ricca di spunti di riflessione. Per i due poeti è senz’altro incontro, scambio e condivisione di un comune sentire.

Mi piace riportare i versi seguenti che, tuttavia, rappresentano soltanto una minima parte della profondità poetica e ancor prima umana di entrambi gli autori:
                                   
Non fosse quel caffè
che mi sveglia la mattina
dovrei dire che non c’è
la delizia mattutina
(T. Mondelli, da “Il caffè”)
Hanno straziato il suo cuore
Mandandolo in frantumi
Sminuzzato in coriandoli
In mille schegge di sangue
Rappreso, ormai bluastro

Poiché il rosso è scomparso
Dentro vene di cemento
(D. Oppio, da “Violenza”)
L’Europa ha fatto l’euro
ch’è di tutti e di nessuno
ora poi si chiede al neuro
per ché tanti fan digiuno.

Chi lo vuole e chi non più
quando cala e quando sale
se primeggia oppure va giù
c’è pur sempre a chi fa male.
(T. Mondelli, da “Il coso”)
Scorre a balzi e saltelli
L’acqua del torrente
Su sassi levigati
Dal suo incessante fluire

Scorre la vita
Sul passato e presente
Scivola tra le dita
Come acqua di sorgente
  (D. Oppio, da “Sassi di fiume”)
                                                                                                                    
L’amore
per sua atavica
inclinazione
non dà retta ai numeri
lascia fare il raddoppio
o anche il triplo
alle anime nobili
che ci si cullano
per inclinazione
o superiore predestinazione.
(T. Mondelli, da “Eri”)
Fili d’erba
Irrorati di rugiada
Innamorati del sole
Amante col quale
Hanno fatto all’amore
(D. Oppio, da “Prato”)



 Recensione di Laura Vargiu







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