venerdì 22 aprile 2016

I RACCONTI DI VENERdì - Marika Addolorata Carolla


Provare a capire

“Mi impegno sempre in ciò che faccio. Uffa, sono stanca di non ricevere apprezzamenti.”
“Matilde, sei la solita. Cosa credi, che emergere sia facile? Ottenere dei risultati necessita di tempo, costanza, impegno.”
“Per te è così semplice dirlo, ma mi ritrovo io nella condizione di aspettare e ogni volta la solita delusione.”
“ Il tempo chiarisce anche a noi stessi se ciò che facciamo è solo una passione momentanea o un vero sogno. Il talento va esercitato. I miracoli non accadono per caso. Ogni azione, ogni gesto hanno una motivazione. Quanto più alta è l’intensità con la quale crediamo in qualcosa tanto più saremo motivati ad andare avanti, continuando a sperare.”
“Allora è anche una questione di rischi?”
“Tutto è un rischio, ma non per questo non viviamo, ci innamoriamo, sbagliamo. Nella vita nessuno ha delle certezze, ogni giorno non sappiamo come sia il tempo, le persone che incontreremo, le delusioni che ci colpiranno. Nonostante tutto non restiamo immobili, ma crediamo nel nostro piccolo di poter mutare qualcosa.”
“E se le cose non dovessero andare come vogliamo soffriremo e io non voglio.”
“La sofferenza a mio avviso è più bella della felicità. Ti permette di parlare con te stesso. Di dialogare con la tua interiorità, di crescere. Ogni volta, presi dai soliti impegni quotidiani, da mille preoccupazioni, non ci chiediamo davvero ciò di cui necessitiamo. Permettiamo che un ammasso di cose futili ci travolga e viviamo nell’infelicità di chi vorrebbe cambiare, ma non ha abbastanza coraggio. Lasciamo che siano gli altri a consigliarci, a decidere per noi cosa sia giusto o sbagliato, ma non ascoltiamo noi stessi. Quella vocina che risiede dentro di noi, che spesso soffochiamo: escludiamo. Anche tu stai sbagliando. Ti preoccupi così tanto di emergere come se fosse l’unica ragione della tua vita. Intanto hai abbandonato le tue amiche, lasciato Lukas. Sei così presa da te stessa che stai dimenticando di vivere, di provare emozioni.”
“È così facile parlare per te, zia. Sei stata più fortunata di me, prima era tutto diverso. E oggi, credimi, noi ragazzi non abbiamo niente, niente in cui credere. Per questo vorrei essere diversa. Vorrei avere il mio riscatto, conquistare la vetta.”
“ Mati hai ragione, adesso voi giovani siete così spaventati: così fragili. Non lo nego, la colpa è sicuramente della nostra generazione, che non è stata capace di lasciarvi un mondo migliore, ma esiste sempre una forma di riscatto. Non è detto che le cose debbano per forza andare nello stesso verso per sempre. Esiste il cambiamento e queste sono parole che dovresti dirmi tu. Cosa credi che non mi rammarico vedendo te così? Vedere giovani che hanno molte capacità essere esclusi, scartati dalla società? Osservo tutto e cerco di essere ancora un esempio per te, di starti accanto, di impegnarmi ad essere una buona cittadina. Di votare secondo ciò che per me è giusto, secondo i miei ideali, di limitare l’uso della tecnologia trovando tempo per un caffè al bar con un’amica, per una passeggiata al parco con la nonna. Sarò anche vecchia, ma non ti nascondo che odio i messaggi, e spero che l’uomo della mia vita sia capace di stupirmi lasciandomi una lettere nella buca della posta ogni mattina. Ti chiedo solo di aspettare, di essere paziente. Tutta questa fretta non serve a nulla. Arriverai dove vuoi solo quando sarai pronta. “
“Ok, ora vado al mare con Mikela, mi aspetta sono in ritardo. Sei la zia migliore del mondo, un bacio.”
“E quando avevi intenzione di dirmelo?”
“Veramente non c’è stato il tempo di organizzarci solo che è dalla scorsa estate che non ci vediamo. È tornata da Londra. Mi farà bene uscire, ho bisogno di svagarmi.”
“Ok, ma non farmi preoccupare, chiama quando arrivi e non fare ritardo.”
Non feci in tempo a pronunciare queste parole che sentì la porta d’ingresso sbattere. Guardai Mati dalla finestra della cucina, giù ad aspettarla c’era la sua amica Mikela. Nei loro occhi c’era la spensieratezza dei vent’anni, l’illusione di poter gestire tutta la vita con molta semplicità. Mi rividi in lei e sorrisi.
Andai in camera da letto e fui assalita da una leggera malinconia. Decisi di riaprire il vecchio album dei ricordi:  Mati era come me, lunghi capelli biondi occhi verdi, tanta testardaggine, voglia dei suoi spazi, voglia di rinnovare il Mondo. Avrei solo voluto tornare indietro perché, se è vero che avevo conquistato tutto, mi era costato tanto. Desideravo che lei  non commettesse i miei stessi errori, perché se io avevo imparato da sola, senza l’aiuto di nessuno. Mati meritava di meglio. Tutti i giovani necessitano di uomini capaci di essere portatori di esempio.  Amare qualcuno non è facile, si vorrebbe sempre preservarlo da ogni dolore, per questo continuavo a parlare, a starle accanto. Questa gioventù ha bisogno di essere ascoltata, compresa  e non giudicata. C’è bisogno di discernere cosa è giusto da ciò che è sbagliato, premiare i meritevoli, ricondurre sulla buona strada chi sbaglia.

Il racconto di Marika Addolorata Carolla, un dialogo diretto tra zia e nipote, è una profonda riflessione sulla contemporaneità, sul “vivere oggi” che spesso sacrifica affetti e piccoli piaceri all’altare di una fantomatica idea di “successo”. Matilde descrive alla zia un mondo in cui sono crollasti i punti di riferimento e possiamo emergere solo come singoli individui. Ma è davvero quella “giusta”, la vetta che lei tenta di raggiungere?
In “Provare a capire”, Marika Addolorata Carolla fa parlare tra loro due visioni che divergono in molti punti ma possono incontrarsi, forse, in una prospettiva che riesca a ricucire le spaccature generazionali. Illuminante è l’immagine finale della zia che risfoglia l’album dei ricordi, con un gesto che no n ha solo il sapore della nostalgia. È un gesto che parla all’oggi, all’ “ora e sempre” nel quale siamo tutti immersi.

Per contattare l’autrice: marikacarolla@hotmail.it

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